Editor per script R

python

In questo post analizzeremo per quale motivo utilizzare gli editor per script R disponibili in rete. Per programmare con R, potremo utilizzare un editor di testo qualsiasi e una semplice interfaccia a riga di comando. Entrambi questi strumenti sono già presenti su qualsiasi sistema operativo, quindi volendo, potremo ignorare questo passaggio.

Editor per script in R

Editor per script in R

Questo perchè, quando un programmatore scrive un semplice programma, lo fa utilizzando il text editor blocco note di windows, questo perché per realizzare dei programmi i font, i colori e in generale l’aspetto grafico sono ininfluenti, anzi possono rendere il lavoro del programmatore più ostico.

È questo il motivo per cui negli ambienti di sviluppo del software non sono utilizzati programmi di videoscrittura complessi, programmi questi che invece sono largamente impiegati dagli scrittori, ma piuttosto degli editor di testo semplici (come notepad o blocco note in ambiente Windows oppure vi ed emacs in ambiente linux).

Tali editor, al posto di complicate opzioni per la gestione visuale del testo forniscono funzioni avanzate di trattamento del puro testo, quali ad esempio veloci procedure di spostamento all’interno del testo, ricerche e sostituzioni di parole all’interno del file e di file esterni, riconoscimento di parole chiave del linguaggio di programmazione con la possibilità di evidenziare le stesse colorandole in modo diverso dal resto del testo, ed infine la identazione del testo.

Per approfondire l’argomento:

Come creare uno script in R

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Per creare uno script in R basterà utilizzare il menu File attraverso la seguente sequenza di comandi:

File => Nuovo script

Si aprirà in questo modo uno script vuoto, starà a noi adesso di popolarlo con del codice di sicuro valore. Una volta che avremo inserito alcuni comandi nella finestra dello script, sarà necessario mandarlo in esecuzione nella console. Naturalmente si può fare il copia-incolla, come al solito, ma è meglio risulta decisamente più rapido nonché più professionale selezionare con il mouse il codice che si intende eseguire e premere i tasti Ctrl + R. In alternativa, si può anche fare clic destro nella finestra e selezionare la voce Esegui linea o selezione.

Esecuzione di uno script

Esecuzione di uno script

Da questo esempio scaturisce una prima considerazione: digitare i comandi direttamente nella shell di R non è davvero la soluzione migliore. Un modo efficace di interagire con la shell è invece di creare uno script  in R . In questo metodo, si può scrivere il codice in una finestra separata e poi si sarà grado di eseguire il codice nella console, in modo che se si avverte l’esigenza di salvare il codice o di eseguirlo più volte non sarà necessario digitare nuovamente il tutto. 

 Per approfondire l’argomento:

La directory di lavoro in R

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La directory di lavoro in R è fondamentalmente la posizione sul computer in cui R è in funzione. Ciò significa che in tale directory, R è in grado di leggere e scrivere file. È possibile identificare la directory di lavoro con l’aiuto del seguente comando:

getwd ()

È possibile impostare una nuova directory di lavoro attraverso l’utilizzo del comando:

setwd("dir")

dove “dir” è l’indirizzo della directory.

La directory di lavoro in R

La directory di lavoro in R

L’utilizzo di tale comando risulta particolarmente utile quando lo si utilizza all’interno di uno script, questo perché attraverso l’utilizzo della RGui sarà più facile cambiare la directory di lavoro con la seguente sequenza:

File => Cambia dir

Per approfondire l’argomento:

Salvare una sessione di lavoro in R

pythonIn questo articolo impareremo come salvare una sessione di lavoro in R. Quando si chiude R, il programma ci chiederà se si desidera salvare l’area di lavoro sul disco rigido del computer. Tale operazione si rende particolarmente utile nel caso fosse necessario riutilizzare gli oggetti creati in un lavoro futuro.

Fatto questo, il caricamento di uno spazio di lavoro salvato in precedenza ci permetterà di trovare di nuovo tutti gli oggetti che avremo creato nella sessione precedente. La stessa operazione si può eseguire utilizzando i menu della Rgui: per fare questo aprire il menu File => Salva area di lavoro così come mostrato nella Figura seguente.

Salvataggio dell’area di lavoro

Salvataggio dell’area di lavoro in R

 In alternativa, è anche possibile salvare l’area di lavoro con il comando seguente:

save.image ()

In questo modo si creerà un file con nome .RData e tale file verrà memorizzato nella directory di lavoro.

Per approfondire l’argomento:

La console di R

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La console di R si avvia cliccando sull’icona presente sul dektop. Rappresenta la classica interfaccia grafica con finestre e menu che rende il lavoro dell’utente più agevole poiché non è richiesto di ricordare a memoria tutti i comandi per la gestione dell’ambiente.

Nella finestra che si apre, è possibile individuare l’area di lavoro che rappresenta l’ambiente in cui opereremo.

La console di R

La console di R

Nella console di R potremo caricare i dati e creare delle variabili. Non appena si chiude R, il programma ci chiederà se si desidera salvare l’area di lavoro sul disco rigido del computer. Tale operazione si rende particolarmente utile nel caso fosse necessario riutilizzare gli oggetti creati in un lavoro futuro.

Come installare R su Windows

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In questo post vedremo come installare R su Windows. Per il sistema operativo Windows, R si presenta come un unico file exe (scaricabile dal sito CRAN), al seguente url:

https://cran.r-project.org/

Tale file può essere facilmente installato con un doppio clic su di esso e seguendo i pochi passi dell’installazione.

Si tratta delle procedure d’installazione automatizzate, i cosiddetti installer, attraverso i quali la fase d’installazione del software si riduce da parte dell’utente alla necessità di dover cliccare, una serie di volte su dei pulsanti con la scritta avanti.

 

installare R

installare R

Una volta che il processo si è completato, si può iniziare ad utilizzare R tramite l’icona che comparirà sul desktop o tramite il collegamento disponibile nella lista dei programmi utilizzabili sul nostro sistema.

Manuale Fortran

FORTRAN

In questa pagina vi propongo il manuale Fortran, a cura di Giuseppe Ciaburro; si tratta di una guida alla programmazione in ambiente Fortran destinato agli utenti alle prime armi che iniziano a programmare partendo da zero.

Il Fortran è un buon linguaggio particolarmente adatto ai principianti in quanto è facile da imparare e disponibile gratuitamente. È particolarmente utile per ricercatori e ingegneri, in quanto dispone di numerose funzioni incorporate per la gestione di costrutti matematici attraverso le matrici. La precisione di calcolo può essere selezionata in base alla necessità del calcolo. Sono inoltre disponibili numerose librerie di algoritmi numerici per la codifica rapida. Poiché si tratta di una guida per principianti ho focalizzato la stessa sul linguaggio di base. Gli esempi si riferiscono alle versioni FORTRAN 90 o 95.

Nel manuale Fortran, a cura di Giuseppe Ciaburro, sono trattati tutti gli argomenti necessari per iniziare a programmare che possono essere utilizzati dagli studenti come ausilio per la preparazione del esami di Informatica.

Sommario del manuale Fortran

Introduzione

Tipi di dati

Strutture di controllo del flusso

Array

Procedure e funzioni

Operazioni di ingresso/uscita

 

Manuale Fortran a cura di Giuseppe Ciaburro – Ultimo aggiornamento 16 Novembre 2016.

Identificatori in Python

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Un identificatore in Python  è il nome con cui sono rappresentate costanti, variabili, metodi, classi e moduli. Un identificatore in Python  può essere costituito da una lettera maiuscola, minuscola o dal simbolo underscore seguito da altri caratteri, che a loro volta possono essere una qualsiasi combinazione di lettere maiuscole e minuscole, underscore e cifre. I caratteri minuscoli corrispondono alle lettere minuscole dell’alfabeto dalla a alla z, compreso il simbolo underscore, mentre i caratteri maiuscoli corrispondono alle lettere maiuscole dell’alfabeto dalla A alla Z e le cifre da 0 al 9. Il numero di caratteri che compongono il nome non è limitato.

Un identificatore in Python può essere scelto applicando le seguenti regole:

  • Un identificatore non può contenere degli spazi vuoti.
  • I nomi delle classi iniziano con una lettera maiuscola e tutti gli altri identificatori con una lettera minuscola.
  • Se il nome inizia con un underscore ciò indica per convenzione che l’identificatore è destinato ad essere privato.
  • Se invece l’identificatore inizia con due caratteri di sottolineatura ciò indica un identificatore fortemente privato.
  • Se l’identificatore, inoltre, termina con due simboli di sottolineatura, l’identificatore è un nome definito speciale.

C’è da precisare che non possono essere usate come nomi degli identificatori alcune parole, che sono quindi riservate ad opportuni impieghi dall’interprete.

Parole riservate in Python

Parole riservate in Python

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Indentazione del codice in Python

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Un caratteristica essenziale del linguaggio di programmazione Python è il metodo che utilizza per delimitare i blocchi di programma, e cioè l’indentazione del codice.

Per indentazione del codice in Python, si intende quella tecnica utilizzata nella programmazione attraverso la quale si evidenziano dei blocchi di programma con l’inserimento di una certa quantità di spazio vuoto all’inizio di una riga di testo allo scopo di aumentarne la leggibilità. Così ogni riga viene indentata di un certo numero di spazi che dipende dalla sua posizione all’interno della struttura logica del programma.

Nell’indentazione del codice in Python, si utilizzano gli spazi bianchi, che vengono ignorati dall’interprete, allo scopo di separare più chiaramente le istruzioni ed in modo di rappresentare esplicitamente le relazioni di annidamento. La tecnica consiste nell’anteporre a ogni istruzione una quantità di spazio bianco proporzionale al numero di strutture di controllo o blocchi a cui tale istruzione appartiene.

indentazione del codice in Python

Indentazione del codice in Python

Allora Python, invece di usare parentesi o parole chiave, usa l’indentazione stessa per indicare i blocchi nidificati; a tal proposito si possono usare sia una tabulazione, sia un numero arbitrario di spazi bianchi, ma lo standard Python prevede  4 spazi bianchi. La cosa da ricordare è che la indentazione in Python non è facoltativa ma è una regola, nel senso che se si omette l’indentazione in una struttura condizionale, ad esempio, che rappresenta di norma una struttura nidificata, allora l’interprete ci restituirà un messaggio di errore.

Nell’utilizzo di tale tecnica è necessario ricordare delle semplici regole:

  • il numero di spazi da utilizzare è variabile;
  • tutte le istruzioni del blocco di programma devono presentare lo stesso numero di spazi di indentazione.

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Opzioni da linea di comando in Python

python

In questo post impareremo a lanciare dei comandi Python attraverso l’utilizzo di una finestra di terminale. La prima cosa che risulta utile sapere è come impartire i comandi Python all’interprete; per fare questo possiamo utilizzare il seguente formato:

Python [option] [ nomefile | -c command | -m module | - ]          [arg]

dove:

  • option – rappresenta l’opzione che può essere passata all’interprete per eseguire una particolare azione;
  • nomefile – rappresenta il nome dello script Python che si vuole eseguire;
  • -c command – specifica un comando Python da eseguire;
  • -m module – lancia un modulo contenuto nella libreria a corredo dell’interprete: sarà allora ricercato il modulo nel sys.path, ed una volta individuato sarà lanciato come top-level file;
  • arg – indica che nient’altro sarà passato all’interprete python.

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Come creare oggetti in R

python

In questo post impareremo come creare oggetti in R. Un oggetto può essere creato attraverso l’utilizzo dell’operatore di assegnazione, che è rappresentato da una freccia diretta verso sinistra con un segno meno affianco; questo simbolo può anche essere orientato da sinistra a destra. Vediamo degli esempi per meglio comprenderne il funzionamento:

> variabile<-5
> variabile
[1] 5
> a<-10
> a
[1] 10
> 10->x
> x
[1] 10
>

Se l’oggetto indicato esiste già, il suo valore è sovrascritto (la modifica interessa solo gli oggetti presenti nella memoria attiva, non i dati presenti sul disco).

R

Il valore assegnato in questo modo può anche essere il risultato di un’operazione e/o di una funzione:

> x<-5+3
> x
[1] 8
> x<-sqrt(9)
> x
[1] 3
>

Nel primo caso abbiamo eseguito una semplice somma algebrica, nel secondo abbiamo applicato la funzione radice quadrata.

In realtà come operatore di assegnazione potremmo utilizzare, allo stesso modo l’operatore =, ma si preferisce utilizzare la notazione appena introdotta per rendere il codice più leggibile, eliminando in questo modo ogni possibile sorgente di ambiguità con l’operatore di uguaglianza.

> x=15
> x
[1] 15
> x=10-2
> x
[1] 8
> x=sqrt(49)
> x
[1] 7
>